Un incontro in biblioteca
I.
Giacomo Merilli aveva 45 anni e viveva con la sua anziana
madre alla periferia di Firenze. Lavorava come magazziniere in un'azienda della
città, e portava a casa un modesto stipendio. Grazie alla pensione della mamma,
però, poteva vivere senza troppi affanni; in ciò lo aiutava anche il fatto che
la casa dove abitavano, per quanto piccola, era di loro proprietà, e quindi non dovevano pagare l'affitto. Giacomo non era sposato, né fidanzato; aveva passato la sua
esistenza a sognare il grande amore, senza però fare nulla per trovarlo. Le sue
relazioni sentimentali, erano state brevi e sporadiche, e gli avevano lasciato
dei segni che col tempo erano diventati visibili; Giacomo infatti, sempre più
introverso, non parlava quasi più con nessuno, limitandosi al minimo
indispensabile. Gli anni erano trascorsi senza particolari novità, e ormai i
suoi capelli si erano già diradati, mentre il suo volto mostrava le prime rughe
della vecchiaia. Ma Giacomo sperava ancora: era convinto che prima o poi
avrebbe incontrato la persona giusta; l'avrebbe sposata e, forse, avrebbe fatto
in tempo ad avere da lei un figlio. C'era, però , la madre che non poteva dirsi
un problema, ma che certamente rappresentava una forte preoccupazione per
Giacomo. Essendo malata cronica, la mamma dell'uomo aveva bisogno di
assistenza, malgrado riuscisse ancora a cavarsela piuttosto bene. Ermelinda -
questo il nome della mamma di Giacomo - aveva 73 anni, e per il figlio era un
punto di riferimento importantissimo; era lei che lo consigliava, a volte lo
guidava nelle sue scelte; era lei che in certi momenti lo consolava e in altri
lo redarguiva. Da quando era deceduto il marito, Ermelinda aveva cominciato a
non stare più bene, e le sue condizioni di salute andavano peggiorando; si
recava dai medici di rado, e di conseguenza si curava in modo saltuario.
Giacomo non la spronava quasi mai affinché si curasse meglio, conoscendo il
carattere forte della donna, che non solo non dava retta al figlio, ma spesso
lo azzittiva con poche, dure parole. Lui non avrebbe mai potuto abbandonarla,
anche se avesse trovato la donna della vita; era una persona essenziale per
lui, e se immaginava di avere, in un futuro che ormai si era sensibilmente
accorciato, la possibilità di vivere con una compagna, quest'ultima avrebbe
senz'altro dovuto convivere con la madre, ed entrambe, anche se non fossero
riuscite a trovare un accordo perfetto, si sarebbero dovute sopportare. Non ci
sarebbe stata un'altra possibile soluzione.
Giacomo era appassionato di letteratura, e passava gran
parte del suo tempo libero leggendo romanzi, racconti o novelle. Questa
passione gli era stata trasmessa proprio dalla madre: accanita lettrice di
romanzi dell'Ottocento. I primi libri che Giacomo lesse, furono proprio quelli
della mamma. Prediligeva i classici, ma non di rado andava a cercare qualcosa
di insolito: uno scrittore poco conosciuto, che rientrasse nei suoi gusti;
oppure degli scritti inediti di qualche autore famoso. Quando individuava un
talento incompreso, cercava di leggere tutte le sue opere; per questo si recava
spesso in una delle grandi biblioteche della sua città, dove era facile trovare
ciò che cercava. Quando succedeva, alle volte prendeva in prestito il libro
desiderato, altre volte invece, soprattutto se le pagine del volume non erano
moltissime o se le condizioni del libro non erano ottime, si fermava in
biblioteca e leggeva il testo scelto per tutto il tempo che poteva rimanere
lì.
II
In un grigio pomeriggio di dicembre Giacomo notò un
particolare che gli avrebbe cambiato la vita. Era lì, nella biblioteca più
rifornita della città, che leggeva uno dei libri cercati e trovati, quando
all'improvviso, anche per riposare la vista, stancata dal troppo leggere, alzò
gli occhi e si guardò intorno; fu in quel momento che si accorse della presenza
di una donna che lo guardava: era a poca distanza da lui, seduta ad un tavolo a
fianco del suo. Per qualche secondo gli occhi dei due lettori s'incontrarono, e
la donna abbozzò un sorriso, subito ricambiato da Giacomo, che però
immediatamente dopo, preoccupato, riabbassò gli occhi, fingendo d'immergersi
nuovamente nella lettura; in verità, pur continuando a leggere, i suoi pensieri
erano altrove, e naturalmente si erano indirizzati verso quella presenza
inattesa, che evidentemente era attratta da lui. Questa donna si chiamava Laura
Del Signore, aveva 37 anni e non era sposata. Non era bella, anche se definirla
brutta non sarebbe stato giusto né veritiero. Era di mezza statura, decisamente
magra, coi capelli lisci e neri tirati all'indietro; portava degli occhiali da
vista e il suo volto era un po' anonimo. Aveva il naso a punta, gli occhi scuri
e le labbra sottili. Viveva ancora coi genitori, pur avendo trascorso dei
periodi da sola, all'interno di un appartamento in affitto. Ciò era accaduto
nel periodo degli studi universitari, mai completati dalla donna; sempre in
quel periodo Laura ebbe due relazioni sentimentali con altrettanti studenti. La
seconda finì malissimo, visto che lei rimase incinta e fu costretta ad
abortire, sia perché il fidanzato la lasciò, sia perché i genitori la
convinsero a fare l'estremo passo in tutti i modi possibili e immaginabili.
Laura, pur non essendo del parere, accettò di perdere il figlio, perché
incapace di affrontare la vita da sola, senza neppure l'aiuto dei suoi, che
avevano minacciato di abbandonarla al suo destino, nel caso in cui il bambino
fosse nato. Laura lavorava saltuariamente, e se non ci fossero stati i
genitori, avrebbe avuto seri problemi a tirare avanti. Anche lei era una
lettrice, ma prediligeva i romanzi sentimentali; la sua autrice preferita era Jane
Austen, di cui aveva letto una decina di libri. Anche lei propendeva ad
idealizzare l'amore, pur avendo avuto delle esperienze sconfortanti. Cominciava
a sentirsi vecchia, pur non avendo ancora compiuto quarant'anni, e per questo
appariva quasi disperata, alla continua ricerca di qualcuno che potesse
diventare il compagno del resto della sua vita. Quando ci pensava, si
riprometteva, la prossima volta che avesse avuto un'ennesima opportunità,
d'individuare l'uomo giusto, poiché non poteva più sbagliare: i tempi della prima
gioventù e degli errori erano finiti ormai, e l'ultima occasione, se si fosse
presentata, doveva prenderla al volo e non farsela più sfuggire. Laura aveva
adocchiato Giacomo da circa due mesi, ovvero dall'ottobre del medesimo anno. Si
era resa conto del fatto che fosse solo, e per quanto riguarda l'età, pensava
che avesse poco meno di quarant'anni. Il problema più grande per lei era farsi
notare, visto che Giacomo sembrava cronicamente distratto. Aveva anche pensato
che lui non volesse saperne delle donne, o che già ne avesse una; per questo lo
aveva seguito, all'uscita dalla biblioteca, più di una volta, ed aveva saputo
dove viveva. Si era quindi convinta che l'uomo non potesse avere alcuna donna
con sé, semplicemente dal fatto che Giacomo non era mai in compagnia. Aveva
pensato di farsi avanti con una scusa, ma fino a quel momento non aveva trovato
il coraggio di fare alcuna mossa del genere, ed era in posizione di attesa. Lo
guardava, sperando che prima o poi anche lui l'avrebbe guardata, e, finalmente,
ciò che si augurava avvenne in quel grigio pomeriggio di fine autunno. Ora
Laura poteva fare una seconda, decisiva mossa.
III
La sera di quella
giornata dicembrina vide Giacomo e Laura rimuginare su quei pochi istanti in
cui si erano guardati; il primo si faceva continuamente delle domande
sull'identità della donna, sulle sue intenzioni, su cosa potesse fare per
iniziare a comunicare con lei... Cercava in tutti i modi di memorizzare il suo
viso, ma gli rimaneva difficile: aveva di lei, comunque, una vaga impressione
di bellezza, soprattutto nel momento in cui gli aveva sorriso. Laura ora
pensava a quello che avrebbe dovuto fare, e si era già preparata una possibile
soluzione: le si sarebbe avvicinata mentre stava leggendo e lo avrebbe
salutato, quindi gli avrebbe chiesto qualcosa del tipo: "Da quant'è che
frequenti questa biblioteca?" oppure "Conosci per caso questo
scrittore? Sai dirmi se vale la pena leggerlo?" Quella notte entrambi
dormirono di meno, rivoltandosi nel letto e continuando a pensarsi con un
entusiasmo misto ad una certa preoccupazione, perché da quel giorno in poi
avevano la netta impressione che la loro vita stava per cambiare. Trascorsero
altri dieci giorni però, prima di un loro nuovo incontro, perché Giacomo, come
impaurito e indeciso sul da farsi, per un po' di tempo disertò la biblioteca,
pensando che era la miglior cosa da fare e che il tempo avrebbe risolto in un
modo o nell'altro quella strana situazione che non lo faceva più stare
tranquillo. Al contrario, Laura era in biblioteca quasi tutti i pomeriggi,
sperando d'incontrare Giacomo; quando, giorno dopo giorno, si rese conto che
lui, molto probabilmente, stava evitando quel luogo, pensò tante cose, tra le
quali quella che si fosse infastidito dal fatto che lei lo guardasse; ma poi,
riflettendoci un po', riuscì a capire il vero motivo per cui Giacomo non si
faceva più vivo. Pur non avendolo conosciuto ancora, e basandosi soltanto su
quell'ultimo, fatidico incontro di sguardi, Laura era riuscita ad intuire il
carattere estremamente fragile di Giacomo; determinanti furono i tic dell'uomo
che seguirono quei pochi secondi, e che dimostravano senza alcun dubbio il
fatto che l'uomo era certamente rimasto colpito da quell'incontro, ma che,
nello stesso tempo, gli avesse procurato una sorta di crisi emotiva, che non
riusciva a superare. Attese quindi con pazienza il suo ritorno, avendo
stabilito che la timidezza era l'elemento preponderante della personalità di
Giacomo; quest'ultimo, da parte sua, pur rimandando ogni giorno il suo ritorno
in biblioteca, certo non aveva mai pensato di disertare per il resto della vita
quel luogo che gli era tanto caro, e in cui si trovava a proprio agio, potendovi
coltivare in modo perfetto la passione della sua vita.
IV
Quando Giacomo
ritornò in biblioteca, era un pomeriggio di metà dicembre. La giornata era
stata particolarmente fredda ma serena, quando l'uomo uscì di casa ben coperto
da abiti invernali; però i raggi del sole riuscivano ad addolcire un po' quel
clima così rigido. Mentre si avvicinava alla biblioteca Giacomo, ovviamente,
pensava a Laura e si chiedeva se l'avrebbe incontrata di nuovo. Seppure
preoccupato perché non sapeva bene come avrebbe reagito alla sua presenza nella
sala e quello che avrebbe fatto, orami era deciso ad affrontare la situazione:
prima di tutto perché non poteva rinunciare alla ricerca e alla lettura dei
suoi libri preferiti, e poi perché in fondo, poteva essere rappresentato
proprio da quella donna ciò che lui aveva fino ad allora idealmente immaginato
come il "vero amore". Poi, pensava - magari non ce la troverò più,
oppure non mi guarderà... E allora a che scopo farsi dei problemi? -.
Quando aprì la
porta della sala lettura, Giacomo guardò bene chi fosse presente all'interno, e
non vide Laura (o gli sembrò di non vederla); allora, un po' deluso e un po'
tranquillizzato, scelse un banco dove potersi sedere e iniziò a leggere uno dei
suoi cari libri, cercando di ricordare dove aveva interrotto la lettura
l'ultima volta che era stato lì. Passarono appena dieci minuti, quando si sentì
aprire la porta della sala e una donna entrò; Giacomo alzò gli occhi e subito
riconobbe Laura; lei fece presto ad individuarlo, sebbene avesse scelto un
angolo appartato, e i loro sguardi s'incontrarono per la seconda volta. Laura di
nuovo sorrise e Giacomo per la seconda volta ricambiò, abbassando subito dopo
gli occhi, di nuovo fingendo di continuare a leggere. Lei si sedette nel banco
posto accanto a quello di Giacomo, e lui sembrò particolarmente agitato, tant'è
vero che cominciò a toccarsi il viso nervosamente. Inizialmente Laura non fece
nulla, a parte aprire il suo libro e fingere di leggere; Giacomo ormai era
andato nel pallone, e si sentiva in parte emozionato, per quella presenza
incredibile, che tra l'altro emanava un profumo assai gradevole; nello stesso
tempo era preoccupatissimo, e avrebbe voluto fuggire su due piedi, senza
spiegarne il motivo a qualcuno.
Dopo circa
mezz'ora di silenzio, Laura ruppe il ghiaccio e si rivolse a Giacomo con un
saluto e con una domanda: "Salve, non l'ho vista per un po' di giorni,
come mai?"
Giacomo, un po'
preso dal panico, abbozzò una risposta: "Salve, ehm... io... sono stato
male: tosse, febbre... sa, è la stagione!"
Laura allora
continuò a parlargli: "Capisco, anch'io un mesetto fa ho avuto qualche
problemino del genere. Ma, volevo chiederti una cosa, tu è parecchio tempo che
frequenti questa biblioteca?"
"Sì"
rispose Giacomo, "da circa sei anni".
E Laura: "Allora
potresti sapere come si fa per richiedere un libro in prestito non presente
qui, lo hai mai fatto tu?"
Giacomo si rese
conto che la donna, all'improvviso, aveva preso confidenza e gli dava del
"tu"; questa cosa gli fece piacere e anche lui le diede del
"tu": "L'ho fatto una volta, un paio di anni fa. Richiesi un
libro che avevano nella biblioteca più grande di Firenze, e sono riuscito ad
averlo in prestito per due settimane. Ora ti spiego cosa devi fare".
Insomma, con la
scusa del libro in prestito, i due presero confidenza, e cominciarono a
colloquiare fittamente, quasi come se si conoscessero da anni e anni. Giacomo,
più guardava Laura e più se ne innamorava; a Laura gli sembrava già di amare
Giacomo, non da quel giorno, ma da mesi.
A una certa ora,
che già si era fatta notte da un pezzo, i due si congedarono con parole
semplici e gentili, sapendo bene che molto presto si sarebbero incontrati di
nuovo e proprio in quel magico luogo.
V.
E così, giorno
dopo giorno, l'amicizia tra Giacomo e Laura divenne sempre più profonda: i due
si ritrovavano in biblioteca quasi tutti i giorni, e quando uno di loro non
poteva esserci, entrambi stavano male, fino al giorno in cui si sarebbero
ritrovati lì. Parlavano, scherzavano, ridevano e a volte si commuovevano; si
guardavano fissi per minuti, ma nessuno dei due dichiarava il suo amore verso
l'altro. Dentro di loro, però, sapevano bene che questo amore era nato, e stava
diventando sempre più intenso. Giacomo, a volte, si recava in biblioteca
nonostante la madre stesse male, e lei, quando il figlio ritornava a casa, non
mancava di rimproverarlo in modo piuttosto energico; al che Giacomo provava un
po' di rimorso, e il giorno seguente rimaneva in casa con la mamma. Però, se i
due non potevano vedersi per qualche motivo, si telefonavano comunque,
rimanendo a parlare anche per ore. Giacomo, quando parlava al telefono con
Laura, si appartava, riuscendo a tenere la madre all'oscuro della sua
relazione; al contrario, i genitori di Laura avevano già capito che la figlia
frequentava qualcuno; oltre alle lunghe telefonate che lasciavano intuire
qualcosa, fu il comportamento insolito di lei a convincerli in tal senso; la
donna, infatti, palesava un'allegria insolita con loro, come pure un entusiasmo
accentuato e una loquacità che non gli era mai appartenuta. Una mattina, mentre
erano entrambe nella stessa stanza, impegnate a fare delle pulizie, la madre di
Laura si rivolse alla figlia e in maniera decisa gli chiese: "Chi è?"
Laura,
meravigliata e spaesata, gli rispose: "Chi è chi, mamma?"
"Chi è che
frequenti, chi è il tuo nuovo fidanzato! non fare la finta tonta con me".
"Mamma,
guarda che ti stai sbagliando, non ho nessuno!" rispose Laura contrariata.
"Allora mi
vuoi proprio prendere per deficiente eh? va bene, va bene... ma te ne
pentirai!"
La minaccia della
madre lasciò Laura in uno stato di profondo avvilimento, non sapeva più cosa
fare. Capì subito che era il caso di dire la verità, anche perché non c'era
niente di male, secondo lei, nel rapporto amoroso che era nato con Giacomo;
allora disse: "Sì, è vero, amo un uomo".
"E chi
sarebbe 'sto tipo" proruppe la madre, con un'aria quasi schifata, pur non
conoscendo assolutamente il fidanzato di Laura.
"Si chiama
Giacomo, e fa il magazziniere" rispose Laura con voce bassa e tremante.
E la madre, con
la solita aria aggiunse: "Sicuramente è un morto di fame o qualcosa del
genere, oppure è un altro mascalzone: tu sei attratta soltanto da questi ceffi,
ti conosco bene io!"
Laura allora si arrabbiò
e rispose ad alta voce: "No mamma, stavolta non hai capito nulla: Giacomo
è un uomo per bene, e non è un morto di fame e tanto meno un delinquente: non
ti permettere più!"
"Sì sì, va
bene, se lo dici tu..." continuò la madre, quasi a voler ridicolizzare,
oltre che smentire la povera Laura, che si sentì umiliata per l'ennesima volta
dalla genitrice.
"Mamma, ora
basta, non ne voglio parlare più!" disse Laura, sperando che la madre si
tacesse.
"Io non ne
parlo più, ma ti avviso che se combini nuovamente un guaio simile a quelli che
hai già combinato, non contare sul mio aiuto, né su quello di tuo padre.
Tienilo in mente sai?"
Laura, malgrado
il dolore che provò nel sentire queste parole durissime della madre, non disse
più nulla. Se ne andò dalla stanza dove si trovavano, si chiuse nella sua
camera e cominciò a piangere. Il suo pianto durò quasi un'ora, poi si riprese e
ricominciò a rassettare la casa.
Malgrado le
difficoltà, Laura e Giacomo continuarono a vedersi, e il loro legame crebbe.
Erano diventati inseparabili ormai.
VI.
Erano trascorsi
due mesi da quando Giacomo e Laura si erano conosciuti, ma Giacomo, di questa
relazione ancora non aveva detto nulla alla madre. Finalmente, durante il
pomeriggio di una domenica di metà febbraio, l'uomo trovò il coraggio di
parlarne, e si diresse verso la madre che stava seduta nella poltrona della
sala da pranzo, facendo le parole incrociate - unico passatempo dell'anziana
donna, che coltivò per tutta la vita -; un po' incerto e, come al solito,
impacciato, balbettando gli disse: "Mamma... ti devo dire una
cosa..."
La donna lo
guardò sbigottita e preoccupata, pensando che fosse successo qualcosa di grave
al figlio, e subito rispose: "Cosa c'è? cosa ti è successo?"
E Giacomo:
"Io... io ho conosciuto una ragazza, si chiama Laura, e la vedo
spesso..."
La madre fece un
sospiro di sollievo e immediatamente fu invasa da un impeto di gioia:
finalmente il figlio frequentava una donna, finalmente poteva nascere qualcosa
d'importante per il suo futuro, e, se tutto fosse andato bene, Giacomo non
sarebbe rimasto solo dopo la sua morte, che sentiva ormai vicina.
"Come sono
contenta!" rispose la donna, "Sono proprio contenta sai?"
Anche Giacomo
provò una sensazione piacevole, perché forse non si attendeva una risposta del
genere, forse ancora non aveva compreso quanto ci tenesse, sua madre, a lui e
al suo futuro.
La donna disse
poi: "Quando me la farai conoscere? non vedo l'ora! puoi portarla qui
quando vuoi".
Giacomo ebbe un
sussulto di felicità e, emozionato, rispose: "Anche domani mamma, anche
domani..."
E così fu: il
giorno dopo, Laura e Giacomo abbandonarono la biblioteca un'ora prima del
solito, e si recarono alla casa di Giacomo. Non appena vide Laura, la madre
dell'uomo sorrise, gli strinse la mano e capì immediatamente che si trattava di
una brava donna: non ebbe dubbi su questa cosa, fin dalla prima occhiata. Laura
fu felice della giovialità dell'anziana signora, e così, tra le due s'instaurò
subito un ottimo rapporto, tanto che anche quella sera, non smisero di parlarsi
per più di un'ora, come se si fossero conosciute da sempre. Giacomo,
naturalmente gongolava di tutto ciò, e partecipava, per quello che poteva, ai
discorsi delle due donne, che però gli permettevano raramente d'intromettersi.
Finì quindi per tacere, emozionato e attento di fronte ai loro sguardi
sorridenti e ai loro dialoghi fitti. Si lasciarono che era passata già da un
pezzo l'ora della cena, Laura tornò a casa dopo aver gentilmente rifiutato di
fermarsi a mangiare con loro, promettendo però che sarebbe tornata un altro
giorno, magari per il pranzo. Quando rientrò nella casa dei genitori, Laura
trovò davanti alla porta suo padre, che le fece una ramanzina per l'ora tarda
del rientro, ma Laura, in verità, non lo stette nemmeno a sentire, tanto era
felice di quello che era accaduto a casa di Giacomo, quella sera.
VII.
Cari amici
lettori, è opportuno che io vi trattenga con particolari che non avrebbero
senso? Io non sono del parere, quindi dirò che quello tra Giacomo e Laura,
inizialmente era un rapporto limitato a sguardi, parole, carezze e baci, ma col
passare del tempo, esso divenne completo, per la grandissima felicità di
entrambi e della madre dell'uomo. I due si sposarono esattamente un anno dopo
il loro primo incontro. Alla cerimonia, svoltasi in una piccola chiesa,
parteciparono in pochi; da parte di Giacomo c'era soltanto la mamma; per quanto
concerne Laura, c'erano il fratello con la moglie e tre amiche del cuore.
Inutile dire che i due novelli sposi, dopo un piacevolissimo viaggio di nozze,
andarono ad abitare entrambi nella casa della madre, che ovviamente fu ben
felice di ospitare la moglie de suo Giacomo (le pareva incredibile, eppure era
così!). C'è da aggiungere che l'anziana donna, da quando aveva saputo che il
figlio si era innamorato, si sentiva molto meglio, ed anche gli esami clinici,
che faceva più spesso del solito, confermavano uno stato di salute migliore
rispetto a qualche tempo prima. In primavera, quando stava già pensando di
tornare a fare qualche lavoretto, Laura si recò dal medico per degli strani
malesseri che la affliggevano, e, dopo aver eseguito alcuni accertamenti che
gli furono consigliati, seppe di essere in dolce attesa. Poco tempo dopo venne
anche a sapere che sarebbe nato un maschietto e, d'accordo con Giacomo, decise
che si sarebbe chiamato Federico.
Mi rivolgo di
nuovo a voi, amici lettori, e vi confesso che a questo punto della storia mi
sarebbe piaciuto inserire una frase fatta del tipo: "E vissero felici e
contenti"; ma, carissimi, sappiamo bene che soltanto le fole si concludono
in tal modo, mentre la realtà, ahimé, è ben diversa.
E allora, a
malincuore, vi dirò che in una sera di piena estate, afosa come non mai, Laura
e Giacomo erano in casa, così come la madre dell'uomo; e tutto pareva normale:
la giornata si era ormai conclusa, e la notte era imminente. Quella fatidica
sera, Giacomo avvertì un malessere che non capiva donde gli arrivasse, e
perché; pensò allora che una buona dormita avrebbe risolto il problema, e che
al mattino si sarebbe sentito meglio.
"Vado a
dormire, mi è venuto sonno" disse, mentre si trovavano tutti e tre in sala
da pranzo a guardare la TV.
Quindi diede un
bacio alla moglie e alla madre e si avviò verso la camera da letto.
Più tardi lo
raggiunse Laura, che si accorse del sonno profondo nel quale era caduto il
marito, e pensò che avesse proprio bisogno di dormire. Si coricò accanto a lui,
e in breve tempo anche lei prese sonno.
Al mattino Laura
si svegliò verso le 7, e appena desta sentì che la madre di Giacomo era già in
cucina a preparare la colazione. Si alzò, si stirò e quindi chiamò per nome il
marito, che non gli rispose; lo chiamò ancora, ma la voce di lui non si fece
sentire; quindi lo guardò: era con la faccia rivolta dalla parte opposta, e per
questo motivo non lo poteva vedere in viso; gli diede uno scossone, chiamandolo
ancora, poi lo spinse verso di lei, e si accorse che aveva gli occhi sbarrati e
la bocca aperta. Terrorizzata, sconvolta e disperata urlò a più non posso,
sicché anche la madre di Giacomo accorse nella stanza, e si trovò davanti alla
peggiore immagine della sua lunga vita: Giacomo non respirava più. Laura, col
pianto in gola chiamò un ambulanza, ma l'arrivo dei medici servì soltanto per
constatare la morte di Giacomo, sopravvenuta durante la notte. Soltanto in
seguito all'autopsia del cadavere eseguita qualche giorno dopo per volontà
della madre e della moglie, incapaci di comprendere il motivo della morte
dell'uomo, si venne a sapere che Giacomo soffriva di una malattia cardiaca
piuttosto importante, che l'aveva ignorata per troppo tempo, e per questo era
peggiorata improvvisamente, causandone la morte prematura.
Amici miei, cosa è possibile aggiungere in più, per non
rimanere con l'amaro in bocca? Unica consolazione della triste storia è il
fatto che, comunque, nacque un bambino di nome Federico, e che la madre lo fece
crescere nel migliore dei modi, parlandogli spesso del padre che il povero
piccolo non conobbe mai. Quanto alla madre di Giacomo, sopravvisse appena un
anno alla morte del figlio, ed ebbe comunque la possibilità di vedere il
nipotino, ovvero il figlio del suo unico figlio. Questo fatto la fece spirare
con un po' di sollievo, pensando che Giacomo vivesse ancora in quel bambino.
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